ME
NU

Settanta volte sette

SETTANTA VOLTE SETTE

 

«perdonate

e sarete perdonati!»

(Lc 6,37)

 

Solo un Dio che sia Padre può perdonare.

Solo chi ha in sé lo Spirito di Dio Padre può perdonare. Gesù ci mostra il volto del Padre e ci dà il suo Spirito perché diventiamo capaci di perdonare.

Così la nostra vita si «perfeziona»: porta a perfezione l'amore!

Chi non perdona non vive la vita di Dio.

Chi non perdona entra nel giro di colui che non sa perdonar perché è uscito dalla luce di Dio: rimane fuori dall'amore, immerso nell'egocentrismo, ripiegato, contorto: non vive.

Dio è Dio perché sa perdonare! Egli sa amare fino a questo punto, fino a perdonare settanta volte sette!

d. Vigilio Covi

 

Perdonati

Se fossimo in Paradiso non ci sarebbe questo problema: quante volte perdonare? Non ci sarebbe, e non ci sarà quando vi giungeremo. Allora saremo tutti perdonati.

L'aggettivo che ci accomunerà tutti in Paradiso sarà questo: perdonati. Dal tradizionale... portinaio al più grande santo canonizzato, all'ultimo arrivato: tutti perdonati.

Solo Maria non avrà l'esperienza diretta del perdono, ma, in compenso, ne avrà l'esperienza indiretta per tutti i suoi figli.

Saremo tutti dei santi perdonati. Non ci sarà nessun santo innocente, se escludiamo i bambini. Saremo tutti santi perché perdonati.

Questa realtà mi dà gioia e coraggio. Il coraggio di guardare agli attuali delinquenti come possibili santi e la gioia d'aver qualcosa in comune con i più grandi eroi della fede, quelli di fronte ai quali poteri solo arrossire: i martiri, i confessori, gli anacoreti e i mistici.

Perdonati! Ma c'è un'altra realtà che unirà nella gioia gli abitanti del Paradiso: saremo tutte persone che hanno perdonato.

Essere perdonati e perdonare sono le due scarpe da indossare per salire la strada della salvezza!

Perdonare ed esser perdonati, conseguenza del fatto che Dio è misericordioso: per questo Egli perdona e per questo noi, che siamo suoi figli, perdoniamo, per essere portatori del suo Spirito, imitatori del suo modo d'agire, inseriti nei movimenti del suo cuore.

 

Perdono: presenza di Dio. Cultura «nuova»!

Lasciarsi perdonare e perdonare sono ora l'anticipo del Paradiso: sono caratteristiche della presenza di Dio nella nostra... carriera umana, presenza di Dio nella vita e nella storia. Dico: presenza di Dio! Sì, perché accettare il perdono e perdonare non fa parte del bagaglio della cultura demoniaca, né della cultura ereditata dall'orgoglio e dall'egocentrismo di Adamo! Fa' parte solo di una cultura superiore, che viene da un altro mondo, dall'Alto.

Perdonare e accettare il perdono sono l'indice della presenza dell'altro mondo. E' successo forse a caso che Gesù abbia iniziato la sua missione chinando il capo con tutti i peccatori sotto la mano di Giovanni che lo bagnava nel Giordano, e l'abbia terminata chiedendo il perdono al Padre suo per i peccatori che alzavano le mani contro di Lui, annoverato tra i malfattori?

E' un caso che Gesù, apparendo ai suoi, abbia donato la sua pace accompagnandola col compito di rimettere addirittura a nome di Dio tutti i peccati di coloro che l'avrebbero accolto?

Lasciarsi perdonare e perdonare sono momenti della vita impossibili.

Dicono tutti che è difficile; io dico che è impossibile. Impossibile finché non si appoggia la nostra vita al di fuori di noi stessi, cioè fin che non si crede.

Chi non crede in Dio è alla ricerca della propria salvezza. Quando sbaglia s'accorge al massimo di sbagliare, ma non di peccare. E perciò cerca giustificazioni, non cerca perdono. Egli non vive appoggiato su Dio, in rapporto con Lui: non chiede perdono, ma chiede scuse agli uomini, cerca scusanti nel proprio passato, negli errori educativi degli altri, nell'influsso malefico della società. Se non le trova chiede aiuto allo psichiatra, che le scoverà nel subconscio. O chiede aiuto al mago, che le individuerà in qualcuno che ha fatto il malocchio, ecc...

Chi non crede in Dio non sa chiedere perdono: non riesce a sperarlo da nessuno. E' in un vicolo cieco e si trova costretto o a dimenticare, o a soffocare, o a evitare altre persone, o a disperare.

E chi non crede in Dio non sa perdonare. Non ci riesce; non possiamo meravigliarcene.

Il perdono è qualcosa che sta in stretto rapporto con Dio. Se Dio scompare dall'orizzonte non c'è più perdono. E quando non c'é capacità di perdono è segno che Dio non è più al suo posto nel cuore dell'uomo.

E non è nemmeno di un Dio «qualsiasi» che si tratta! Ma solo del Dio che è Padre di Gesù Cristo.

Solo nella fede cristiana infatti viene proposto il perdono. Nelle altre religioni esso non è conosciuto: esse sono ostruzione dell'uomo, e l'uomo non è capace di perdonare. Solo l'uomo che guarda al Dio Padre di Gesù, di quel Gesù che muore in croce perdonando, e si lascia donare il suo Spirito, questi diviene capace di perdono e gode di poter perdonare. Guardando al Padre vede uno che gode del figlio pentito che ritorna, uno che desidera il bene di chi è stato vinto dal male. Siamo riconoscenti a Dio perciò di essersi fatto conoscere come uno che perdona, che ci perdona! La riconoscenza più vera è il fare ciò che lui fa!

 

Perché perdonare?

La non capacità di perdono è conseguenza di ateismo. Non puoi perdonare perché Dio ha perso il posto in te.

L'uomo può perdonare solo quando vive per motivi superiori ai danni che ha ricevuto. Quando una persona pone tutta la propria speranza nella salute, non riesce a perdonare colui che per un incidente gliel'ha rovinata. Quando una persona mette tutta la propria speranza nella considerazione sociale non può perdonare a chi gli fa perder la carriera.

Quando qualcuno pone la propria attenzione alla ricchezza non riesce a perdonare chi gli fa andar in fallimento la banca dove ha depositato i suoi risparmi.

Se io però vivo per qualche scopo superiore, allora è diverso. Se io vivo per dar gloria a Dio, se io vivo per amore di Gesù e cerco di diffondere il suo regno perché Lui è la salvezza, questo scopo non mi è tolto né dalla malattia, né dalla posizione sociale, né dal fallimento economico. Anzi, nelle situazioni di disagio, la mia testimonianza al Signore è ancora più forte e decisiva.

Colui che mi avesse eventualmente offeso non mi ha rovinato, proprio come i carnefici non hanno rovinato Gesù. Gesù voleva obbedire al Padre e offrire a Lui la vita, e amare i suoi sino alla fine: i carnefici non gliel'hanno impedito. Anzi, lo hanno messo in situazione tale da rendere ancor più evidente il suo amore, la sua obbedienza, la sua offerta. Credo qui stia il segreto del perdonare, della capacità di perdonare: una conversione più radicale.

Fin che non c'è conversione a Gesù non può esserci perdono. Chi ama Gesù più di se stesso riesce a perdonare, anzi, lo fa volentieri, come lo ha fatto papa Giovanni Paolo Il col suo attentatore.

Se io amassi la mia vita più di Gesù non riuscirei a perdonare. Ma se io amo Lui più di me stesso allora riesco a fare qual che Lui ha fatto:

ha perdonato. Qui sta il segreto - non tanto segreto - della vera armonia e concordia e pace tra gli uomini: Gesù. Credere in Lui, cioè innamorarsi di Lui tanto da non fare più nulla senza e al di fuori di Lui, è la vera salvezza dell'uomo e dell'umanità.

Per riuscire a perdonare è necessario quindi convertirsi! Cambiar mentalità. Non vedere più la nostra vita come un cercare il nostro vantaggio, ma come un'offerta a Dio perché il suo Regno si diffonda, il suo dono sia accolto, il suo Figlio sia amato.

Questa non è alienazione, è l'unica strada per essere utili ai singoli e alla società. Proprio l'unica strada: la strada ormai lunga e multiforme lo dimostra. Chi percorre questa strada è un benefattore dell'umanità, anche se non paga più contributi alle casse previdenziali!

Quando amo Gesù più di me stesso c'è lo Spirito Santo nella mia vita, che è individuabile in questo stesso rapporto di amore. E lo Spirito Santo è spirito di armonia e fonte di perdono. Lo Spirito Santo mi dà una luce nuova per considerare gli uomini, proprio quelli peccatori che mi hanno offeso: me li lascia vedere come figli di Dio che hanno ceduto alle pressioni del Maligno. I peccatori chi sono? Sono uomini sofferenti, caduti in balia delle tentazioni. Chi mi offende, chi mi oltraggia, chi mi rovina la vita chi è? E' una persona che ha perduto l'amore, ha interrotto il suo rapporto con Dio, è caduto nelle insidie dell'avarizia, o dell'invidia, o della gelosia, o dell'ambizione o di qualche altra bramosia.

Se io sono nello Spirito di Dio - garantitomi da un autentico rapporto con Gesù - con l'amore posso influire positivamente su questo male che entra nel mondo.

Se non sono nello Spirito di Dio reagisco con altro male, con sentimenti violenti o con parole arroganti o con azioni di difesa e d'accusa. E alla catena del male aggiungerei un nuovo anello che appesantisce ulteriormente il carico di sofferenza degli uomini.

Se io sono nello Spirito Santo desidero perdonare: desidero restaurare l'armonia tra gli uomini e con Dio.

Può perdonare solo chi ama Gesù: la sua stessa misericordia entra nel suo cuore. Il perdono allora è completo e non viene conteggiato... come Pietro pensava si dovesse fare.

 

Situazioni diverse

Le situazioni in cui si può esercitare il perdono son infinite e molto diverse.

Possiamo perdonare a chi ci chiede perdono, possiamo perdonare a chi non è capace di chiederlo e anche a chi non lo chiederà mai.

Possiamo perdonare a chi ci ha fatto del male e anche a chi ci ha fatto fare il male attirandoci nella tentazione.

Possiamo perdonare a chi ci ha torteggiati nel passato, a chi non ci fa soffrire adesso e a chi ci sarà d'intralcio nel futuro.

Occasioni diversissime da affrontare tutte con lo Spirito Santo che Gesù mette continuamente nel nostro cuore: lo Spirito del Padre che vuole il bene dei suoi figli, lo Spirito del figlio che impara tutto dal Padre.

Ci sono peccatori che chiedono il perdono! Ci sono persone umili che, dopo aver fatto un danno o un torto, chiedono perdono alla persona che ne ha sofferto. Allora la fatica del perdonare è relativamente alleggerita! E se io perdono con la coscienza che con me perdona anche il Signore, o se perdono per amore di Gesù, allora può succedere che con la persona perdonata nasca un'unità più forte, più interiore, vera gloria di Dio.

Ho fatto quest'esperienza. Dal perdono dato per amore di Gesù nasce un rapporto più profondo e più spirituale. E' un'esperienza che vorrei facessero tutti, soprattutto i coniugi e le persone che vivono o lavorano insieme per il regno di Dio nelle comunità o nei gruppi ecclesiali. Chi vive insieme - in famiglia o in comunità - ha occasioni quotidiane per chiedere perdono e per perdonare! Vivendo insieme anche le piccole cose fatte o dette in disarmonia recano sofferenza. Chiedere perdono? Sì! Perdonare? Sì! Chiedere perdono senza giustificarsi e senza attribuire colpe agli altri, perdonare senza chiedere spiegazioni né promesse.

Unica condizione: farlo nel Nome di Gesù! Pronunciarlo esplicitamente questo Nome, perché ogni peccato fa sussultare il cuore del

Figlio di Dio, morto per i peccati, e ogni perdono concesso lo fa esultare, perché glorifica la sua Risurrezione: «Ti chiedo perdono nel Nome di Gesù!» «Ti perdono nel Nome di Gesù!».

Quando i peccati, anche pesanti, vengono circondati dal Nome di Gesù pronunciato ad alta voce non peseranno più e smetteranno di diffondere diffidenza e tristezza.

Ci sono persone che non riescono a chiedere perdono: non sono mai state aiutate, non hanno una conoscenza di Dio e un interesse al suo Regno così profondo! Forse si confessano dei loro peccati al sacerdote e non ritengono a dover far altro. Posso perdonare anche queste persone. Faccio loro intuire col comportamento, col saluto, con lo sguardo che nel mio cuore c'è amore per loro. Il loro peccato non mi ha offeso, il loro torto non mi ha spaventato perché non mi ha impedito di restare nell'amore del Padre. Essi hanno subìto un danno spirituale con l'offesa che hanno fatto a me. lo li amo e prego per loro perché si reintegri la loro unione con Dio che s'era incrinata. Con l'amore copriamo una moltitudine di peccati!

Ci sono persone che non chiederanno mai perdono. Non sanno che esiste, o sono superbe, o si ritengono superiori a tutti, o credono d'aver sempre ragione. In pratica non credono in Dio, non lo amano, non cercano ciò che piace a lui. Non accettano d'essere perdonate perché ciò significherebbe ammettere d'aver sbagliato o d'aver peccato.

Si crea una situazione difficile, molto brutta, dolorosa. Come fare? Anche verso queste persone faccio quello che fa il Padre. Tengo il cuore disponibile al perdono. Desidero per loro che incontrino Gesù, l'unica luce al cui fulgore gli uomini riescono a vedere il proprio peccato. Desidero per loro la liberazione dal male, e la chiedo al Padre come ha fatto il Signore sulla croce: «Padre, perdonali: non sanno quel che fanno».

Ci sono persone che hanno peccato contro di noi in seguito ad un nostro peccato. Noi stessi li abbiamo provocati con le parole e con le azioni. Allora è chiaro: tocca a noi umiliarci e chiedere perdono per la nostra mancanza d'amore, anche se più piccola di quella che ci è stata restituita! 0 forse noi abbiamo reagito ad un'offesa con un'altra offesa. Dobbiamo attendere che sia l'altro a chiederci perdono per primo per il fatto che ha iniziato lui la catena del male?

Direi di no. Chiede perdono per primo colui che per primo è toccato dalla grazia di Dio! Chiede perdono per primo colui che cerca la gloria di Dio; colui a cui preme il Regno di Dio! Bisogna proprio amare Gesù più di se stessi per riuscire a chiedere perdono, a donarlo e a riceverlo.

Ci sono persone che ci hanno attirato a fare il male. Perdonare anche a loro? Sì, certo. Questo però non vuol dire sempre tornare alla confidenza di prima. Se colui che mi ha attirato al male non si è convertito, io gli perdono, ma cerco di evitare l'occasione di lasciarmi nuovamente ingannare e trascinare al peccato. Se uno mi ha offeso rivelando i miei segreti, perdono, ma mi guarderò bene dal confidargliene altri.

Il perdonare non è amore senza discernimento, senza vigilanza e senza prudenza spirituale.

lo perdono, ma non riesco a dimenticare! Non riesco a dimenticare l'offesa ricevuta. Spesso la memoria impedisce l'amore. Ebbene, in tal caso ti dico: non occorre dimenticare. Quando ricordi l'offesa, ringrazia Dio Padre che ti ha dato la grazia di aver già perdonato. Ringrazia il Padre che ha preso sul serio il perdono che tu hai pronunciato. Torna a fissare lo sguardo su Gesù, morto per tutti, anche per colui che t'ha offeso, e desidera che l'opera di Gesù - tuo amico si completi anche nei tuoi «nemici».

Pian piano la tua memoria, riempiendosi del ricordo dell'amore di Gesù, si svuoterà del ricordo delle tue sofferenze!

C'è qualcuno che, non essendo capace di perdonare, chiede una benedizione specifica ad un sacerdote: gesto di umiltà che attira la benevolenza di Dio! Egli ti farà certamente questo dono!

 

Peccati provvidenziali?

Giuseppe, figlio di Giacobbe, a causa del peccato dei fratelli che l'hanno venduto come schiavo, ha dovuto soffrire molto. La sua vita e quella di suo padre sono state rovinate. Ciò non gli ha impedito di essere fedele a Dio nelle situazioni di tentazione in cui è venuto a trovarsi.

Questa fedeltà gli ha ottenuto un dono di discernimento dell'opera di Dio: ha potuto vedere nel peccato dei fratelli la mano misteriosa del Padre che fa concorrere tutto al bene. Dio ha permesso che egli fosse venduto dai fratelli perché così essi avrebbero potuto esser salvati dalla carestia dei sette anni. Giuseppe, visto questo disegno di Dio, strano e misterioso e misteriosamente ricco d'amore, non solo perdona tutto ai fratelli, ma li ricolma di favori e di onori.

Un episodio che ci fa meditare. I peccati dei nostri fratelli contro di noi possono essere o diventare provvidenziali strumenti dell'amore.

«Nella disgrazia si può nascondere la fortuna», dice un proverbio biblico. Occhi contemplativi, occhi che guardano a Dio con amore possono riconoscere il ricamo misterioso della vita, in cui anche i fatti negativi concorrono a farci crescere verso la statura di Cristo Gesù.

Non guarderemo più ai torti che riceviamo o che abbiamo ricevuto con sguardo d'inimicizia. Cominceremo a nutrire riconoscenza, anche per ciò che non comprendiamo, anche per ciò che ci fa soffrire, anche per le offese che ci vengono rivolte.

Certo, bisogna amare il Padre e il Figlio più di noi stessi per avere questo sguardo! Bisogna essere nello Spirito Santo ed accogliere il suo discernimento per scorgere nel nero carbone l'oggetto da cui ci verranno luce e calore. Il carbone è nero, sporco, pesante. Non buttarlo via. Mettilo nel fuoco, ed esso, il carbone, riscalderà la stanza e illuminerà la notte. I tuoi peccati, e quelli degli altri, sono brutti e pesanti? Consegnali a Dio. Ed Egli potrà redimerli, rendendoli occasione di crescita della tua misericordia e della tua capacità di discernimento e di consolazione.

 

Perdono è medicina

Varie voci avvisano... che molte malattie psichiche e psicosomatiche ed anche fisiche dipendono dal fatto che gli uomini vivono non perdonando e non perdonati. E'un avvertimento non difficile da credere.

Il non perdono è mancanza d'armonia con Dio, con se stessi, con gli altri, con la storia, con la natura. La mancanza di armonia è tensione, e la tensione stanca ed ammala le fibre della psiche e del corpo.

Perdonare è necessario, quindi, oltre che per avere abbordabile l'ingresso in Paradiso, anche per non trasformare in inferno i pochi giorni che ci restano sulla terra. Perdonare!

Perdonare tutto il passato. Come fare?

Passa in rassegna tutta la tua vita con questa parola nel cuore: «Nel Nome di Gesù, per amore di Gesù, insieme a Gesù, perdono... le mancanze di attenzione e di amore (vere o presunte) dei miei genitori tra loro e verso di me, le gelosie e scaramucce dei fratelli, le invidie e violenze degli amici d'infanzia, le inimicizie tra famiglie dei vicini di casa, le maledizioni ricevute, le ingiustizie degli insegnanti, le incomprensioni del parroco, le bastonate di chiunque, le rivelazioni sessuali fattemi con malizia, le costrizioni di vario genere, le mormorazioni e calunnie rivoltemi, le gelosie dei suoceri, dei generi o delle nuore, i tradimenti dei fratelli dei genitori o dei figli, i danni subiti nella spartizione dell'eredità... ».

Quante cose da perdonare! Tutto il mondo sembra colpevole contro di me. Lo perdono nel Nome di Gesù: non voglio restare succube del male, ma rispondere al male con l'amore: perdono! E così inizio a salvare il mondo colpevole, perché riverso su di esso un fiume di grazia, quello che scaturisce dal Cuore aperto di Cristo Gesù!

Compio la stessa operazione pensando al presente, a quanto sta succedendo ora: perdono, perdono chi mi vuoi male, perdono chi mi adula, perdono chi mi mente, perdono chi mi disprezza, perdono chi trama insidie, perdono chi distrugge il mondo in cui vivo, perdono il governo, perdono il parlamento, perdono i persecutori della Chiesa, perdono... perdono...

E mi preparo a perdonare chi mi userà violenza in futuro...

Un perdono che significa: non m'importa la mia vita, il mio onore, la mia fine: m'importa la salvezza di tutti, m'importa il tuo Regno, m'importa l'effusione del tuo Spirito d'amore su tutto il mondo.

Puoi perdonare e possiamo perdonare anche chi è già deceduto. Le anime dei fedeli defunti riposino in pace. Sì, da parte mia voglio perdonare anche a loro, se ci fosse qualcuno, qualche anima bisognosa di perdono.

Attraverso il Signore Gesù c'è un rapporto delle anime dei defunti con noi. Non voglio formulare supposizioni sui modi di questo rapporto: mi basta sapere che Dio lo conosce e lo può riempire tanto da non dovermi né esaltare, né lasciar impaurire, né incuriosire. Per quanto sta in me voglio far giungere anche a loro il mio perdono nel nome di Gesù.

 

Bellezza del perdonare

Gesù ha parlato varie volte del perdono. Ci ha detto che è necessario che perdoniamo se vogliamo essere ascoltati da Dio nella preghiera. E' necessario perdonare per assomigliare a Dio, per essere in grado di ricevere a nostra volta perdono da Lui; varie parabole hanno questo contenuto.

Gli apostoli hanno ripetuto con insistenza questo pensiero del Maestro, e noi ora lo realizziamo.

E' molto bello vivere perdonando!

E' un uscire dal mondo materiale ed entrare in quello della luce.

E' un uscire dal mondo dell'inquietudine per entrare in quello della pace.

Sette volte? No, non mettere limiti alla tua pace, all'amore di Dio in te; non mettere persiane davanti al sole che vuole entrare nel tuo cuore.

Non porre confini alla tua grandezza, non farti così piccino da calcolare l'amore: non sarebbe più amore. Settanta volte sette! Tieni il tuo cuore aperto all'eternità senza confini di Dio!

Se però vuoi esser sempre capace di perdonare, continua a contemplare il Padre: ne riceverai l'esempio e la forza.

«Perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (Ef 4,32); «Come il Signore vi ha perdonato così fate anche voi» (Col 3,13).

La contemplazione di Dio è necessaria, è l'origine della nostra capacità di perdono. E il nostro perdonare è apertura alla comunione con Dio, davanti a cui siamo pur sempre, quotidianamente, peccatori.

«Se voi infatti perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,14-15).

Noi, figli di Dio, non ci dobbiamo associare all'«accusatore dei nostri fratelli» (Ap 2, 10), che è stato precipitato. Se troviamo un fratello che pecca contro Dio o contro di noi, non lo vogliamo accusare né giudicare né condannare. Lo vogliamo salvare dal «leone che va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5, 8).

Vogliamo essere collaboratori i Dio nell'opera della salvezza, collaboratori di Gesù, che ha versato il suo sangue «per la remissione dei peccati». E così diverremo anche incapaci di parlar male di alcuno.

Chi perdona come Dio perdona, non parla male di nessuno. Ogni peccatore è cercato da Dio. Dio è sulle tracce di ogni malfattore, con i suoi angeli. Quando Caino uccise il fratello, Dio è uscito, è venuto fuori per cercarlo, per ridargli l'amore perduto. E benché non ci fosse riuscito subito, ha continuato a proteggerlo, a non abbandonarlo. Potresti parlar male di Caino, dato che Dio lo sta cercando e seguendo con passi d'amore?

Ascoltiamo ancora questa dichiarazione di Gesù: «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti... Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,44s.-48).

Amando col perdono, diventiamo addirittura perfetti della stessa perfezione di Dio! Il modo per diventargli figli, per essere riconosciuti da Lui come suoi: il perdono!

Grazie, fratello, per ogni volta che mi hai perdonato;

grazie perché ti sei unito a Gesù per donarmi il segno dell'amore del Padre.

Grazie che hai badato più al tuo amore per il Signore che al mio peccato.

Grazie, perché hai lasciato che sulla tua vita influisca più la Parola di Dio che il mio errore e la mia malizia.

 

Altre riflessioni sul lasciarsi perdonare e sul Sacramento del perdono le puoi trovare in «Sono perdonato» e «Sono peccatore», altri quaderni di questa serie.