ME
NU

OMELIE / Omelie IT

21 lug 2024
21/07/2024 - 16ª Domenica del T.O. - B

21/07/2024 - 16ª Domenica del T.O. - B

Iª lettura Ger 23,1-6 dal Salmo 22 IIª lettura Ef 2,13-18 Vangelo Mc 6,30-34

Le parole di Geremia manifestano l’intenzione di Dio: egli, per dare agli uomini i segni del suo amore, vuole servirsi di uomini. Gli uomini arricchiti delle doti di governo, hanno ricevuto queste doti affinché le mattano a servizio degli altri, di tutto il popolo: dovrebbero amarlo con l’amore con cui essi sono amati da Dio. Ma gli uomini sono sempre tentati dall’egoismo, e non sempre riescono a vincere le tentazioni. Essi diventano peccatori, e portano il peccato anche dentro il compito ricevuto da Dio, cosicché Dio stesso deve intervenire, anzitutto per rimproverarli.

Il suo rimprovero è severo. Se il popolo venisse paragonato ad un gregge di pecore, essi avrebbero il posto dei pastori. I pastori che pensano al proprio comodo non peccano solo di egoismo, ma impediscono al popolo di godere dei benefici e delle cure di Dio.

Riguardo al peccato dell’umanità, nella veglia pasquale noi cantiamo: “felix culpa”, vedendo il peccato provvidenziale, perché a causa di esso Gesù ha offerto la vita. Possiamo contemplare e sperimentare così l’amore del Figlio di Dio e di Dio stesso attraverso di lui. Oggi le parole di Geremia ci fanno pensare ancora a questo mistero: dato che i pastori del popolo sono stati infedeli, Dio stesso interviene per pascere le sue pecore, per radunarle e nutrirle. Questa è una bellissima notizia!

Come agirà Dio? Si servirà di uomini umili e capaci di amare, e li chiamerà pastori. Si servirà quindi di pastori, ma soprattutto di uno, il “germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio”, e sarà chiamato “Signore nostra giustizia”. È una profezia di Gesù, cui l’evangelista non esita ad attribuire gesti e atteggiamenti di tenerezza e di amore attento, proprio come quelli di un pastore amorevole verso le sue pecore, incapaci di badare a se stesse.

Ed ecco che oggi contempliamo Gesù che raccoglie i suoi discepoli per ascoltarli, per invitarli a riposare, per offrirsi a rimanere con loro in un’intimità di sorprendente tenerezza. Egli non esita a perdere tempo con loro, nonostante che le folle lo cerchino. E quando le folle lo trovano, egli mostra ancora ai discepoli quel che essi dovranno essere, pastori compassionevoli, capaci di dimenticare il proprio bisogno per vedere quello dei molti.

Le folle che cercano Gesù sono proprio “come pecore che non hanno pastore”, e lui, col suo insegnamento dona loro il vero nutrimento di cui hanno bisogno. Egli è colui di cui ha parlato Geremia, la presenza dell’amore forte e fedele di Dio, il pastore che è vero re, da cui “Giuda sarà salvato, e Israele” potrà “vivere tranquillo”. Gli uomini stessi se ne sono accorti, e perciò non cercano altri che Gesù. Chi cerca altrove rimarrà deluso, perché gli uomini, per quanto benintenzionati, non possono donare altro che il frutto della propria vanità e del proprio peccato.

Noi guarderemo sempre e soltanto a Gesù, secondo la rivelazione di cui oggi San Paolo ci fa partecipi. Gesù, il Figlio di Dio, consacrato dal Padre, ha offerto se stesso per tutti, sia per il suo popolo che per tutti i popoli. La sua offerta - e per renderla completa e definitiva si è servito della propria morte - ci avvicina tutti a Dio.

Tutto quello che noi pensavamo fosse importante per essere giusti e quindi per essere a posto per l’eternità, non conta più nulla. Nemmeno la Legge è più necessaria per gli ebrei. Ti impegni a osservare la Legge? Ti affatichi e ti stanchi rischiando di inorgoglirti e di vantarti di te stesso. Osservare la legge è perciò una forma di amore pericoloso. Solo Gesù l’ha vissuta come una risposta completa all’amore del Padre, e perciò noi ci vantiamo di lui, e lo accogliamo in noi perché continui in noi il suo amore perfetto, senza ombra di egoismi.

Così egli fa pace e ci tiene in comunione con tutti, come figli dell’unico Padre!

Documenti allegati