OMELIE / Omelie IT
16 mar 2025 16/03/2025 - 2ª Domenica del T.Q. - anno C
16/03/2025 - 2ª Domenica del T.Q. - anno C
Iª lettura Gn 15, 5-12. 17-18 dal Salmo 26 IIª lettura Fil 3, 17 - 4,1 Vangelo Lc 9, 28-36
La liturgia odierna accosta l’esperienza di Abramo a quella dei tre discepoli di Gesù sul monte. Abramo fa l’esperienza di trovarsi alla presenza di Dio, da cui riceve la promessa di una numerosissima discendenza, e stipula con lui un’alleanza tramite il sacrificio di alcuni animali.
Anche i tre discepoli, durante la preghiera di Gesù, vivono l’esperienza della presenza di Dio: essi non ricevono promesse divine, ma la conferma delle promesse, la certezza che in Gesù stesso, loro maestro, si compie tutto il disegno d’amore e di salvezza del Padre per l’umanità. E questo disegno si compirà tramite il sacrificio dello stesso Signore, che offre la sua vita. Questo è appunto l’argomento del colloquio di Gesù con Mosè ed Elia.
Gesù è salito sul monte, come Mosè salì sul Sinai e come Elia sull’Oreb. Vi è salito «per pregare», per incontrare cioè il Padre. La sua preghiera è vera, vera immersione nell’amore e nella volontà d’amore del suo Dio, e per questo il suo volto, anzi, persino le sue vesti diventarono luminose, portatrici di verità, di gioia, di splendore. Chi infatti entra nella volontà di Dio diviene un tutt’uno con lui. Solo il Figlio può accogliere pienamente la volontà del Padre con il suo stesso amore: così ne diviene la realizzazione piena e perfetta.
La voce che esce dalla nube luminosa che copre i tre discepoli, li raggiunge mentre sono assonnati, e fa comprendere il mistero che stanno vivendo. Gesù è dichiarato da Dio Figlio suo, e quindi re per tutti i popoli, come ci fa cantare il salmo secondo. Questa identità regale è quella tipica del Messia, di colui che porta nel mondo in maniera concreta e visibile la divinità del Padre. Egli è pure il “prediletto”, come il figlio di Abramo, salito col padre sul monte portando la legna per il proprio sacrificio. Il figlio di Abramo è stato sostituito dall’ariete, perché era solo immagine del Figlio di Dio; questi invece non può essere sostituito da nulla e da nessuno: egli si offre per donare il proprio corpo e il proprio sangue, unico sacrificio che può realizzare definitivamente la salvezza con cui Dio vuole amare le sue creature.
Il fatto che Gesù abbia portato con sè tre discepoli ci rende consapevoli che egli vuole farci partecipi sia della sua preghiera che della sua gloria, ma anche della sua offerta e della sua croce. Il fatto che ne abbia voluti con sè soltanto tre ci lascia intuire che nella Chiesa Gesù stesso ha previsto ruoli e servizi diversi per ciascuno. È la Chiesa intera che vive e gode l’amore del Padre e condivide l’offerta di Gesù, ma nella Chiesa ognuno secondo la propria chiamata. Ognuno nella Chiesa, in modi diversi, lascia trasparire dalla propria persona lo splendore di quella luce che rese le vesti ed il volto di Gesù indimenticabili per i tre apostoli.
È per questo che l’apostolo Paolo ha proposto se stesso e il comportamento degli altri cristiani come esempio, quando scrisse ai fedeli: “Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi”.
Potessimo tutti dire così! Dovremmo infatti tutti dire così. Dovremmo vivere con la preghiera di Gesù sempre viva nel cuore: allora la sua luce risplenderebbe anche su di noi. Vivere con la preghiera di Gesù nel cuore significa coltivare costantemente il desiderio e la volontà decisa di offrirci al Padre ed essere da lui accolti come sacrificio.
Quando vivremo in preghiera, la luce di Gesù illuminerà il nostro volto e lo renderà amabile ai fratelli. La preghiera è per noi il monte sul quale incontriamo Dio: noi ci offriamo ed egli agisce, trasformandoci, facendo di noi un dono per il mondo, che ha continuo bisogno di conoscere e di godere la sua presenza. Egli si attende che noi ascoltiamo Gesù, suo Figlio prediletto: per questo dalla nube fa risuonare con la sua voce misteriosa: «Ascoltatelo».
Le parole di Gesù ci raggiungeranno quando il nostro cuore sarà immerso nella preghiera, nel desiderio di appartenere al Padre. Allora ci renderanno veramente obbedienti, tanto da rassomigliare al figlio obbediente, a Isacco, e a lui, Figlio di Dio, santo e luminoso come il fuoco di ogni sacrificio vero.
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