OMELIE / Omelie IT
25 dic 2015 25/12/2015 - Natale del Signore
25/12/2015 - Natale del Signore
Notte Isaia 9,1-3.5-6 Sal 95/96 Tito 2,11-14 Luca 2,1-14
Aurora Isaia 62,11-12 Sal 96/97 Tito 3,4-7 Luca 2,15-20
Giorno Isaia 52,7-10 Sal 97/98 Ebrei 1,1-6 Giovanni 1,1-18
La nota caratteristica che le letture della Scrittura hanno dato e imprimono a questo giorno è la gioia. La gioia non è un sentimento o un atteggiamento estraneo alla nostra umanità e alla vera maturità umana. Spesso purtroppo, al vedere immagini e fotografie di personaggi ammirati da molti e proposti ad esempio ai ragazzi e ai giovani, sembra che la gioia debba essere assente. No, noi siamo fatti per essere contenti, perché allora la vita è piena e vera. La nostra storia è un continuo rincorrersi di sofferenze, che noi stessi ci procuriamo e procuriamo agli altri. Dio lo sa e vuole rimediare. I suoi profeti sono stati mandati per questo: per rimproverare quanti stanno costruendo occasioni di pianto, ma anche per donare a chi piange la speranza e annunciare dov’è la strada della gioia. Oggi il profeta Isaia continua ad indicare il luogo della gioia: nella notte, al mattino e durante il giorno annuncia la presenza di un bambino che realizza la volontà del Padre di salvarci, di eliminare dalla nostra vita le cause della sofferenza, e di portare a noi le condizioni che ci fanno camminare a testa alta, senza paura, desiderosi di essere a nostra volta luogo di gioia per molti. La gioia infatti è possibile dove arriva quel Bambino, dove egli viene accolto davvero, in tutti quei cuori che si aprono a sorridergli.
San Paolo ci dice il perché quel Bambino è fonte di gioia. Egli ci mostra e ci porge l’amore di Dio Padre. Chi conosce Dio sa che egli è misericordia, è cioè un cuore aperto per i miseri. Ma questa conoscenza non è spontanea, gli uomini non la posseggono. Piuttosto gli uomini spontaneamente pensano a Dio come ad un castigatore, capace di fare soltanto ciò di cui noi, nel nostro egoismo, siamo capaci: noi reagiamo al male, che vediamo o riceviamo, con altrettanto male, e spontaneamente pensiamo che Dio debba essere ed agire così. Il Bambino che oggi il profeta annuncia e che Maria ci mostra sulle sua braccia distrugge questa immagine che ci siamo fatti di Dio. Il bambino, già anche soltanto col suo esserci, dice che Dio è Padre, generatore di vita, costruttore di pace e di gioia proprio per noi capaci solo di essere peccatori. Egli ci parla anche col silenzio di Giuseppe, suo custode, e di Maria, sua madre. Il silenzio, ambiente in cui essi accolgono i pastori che vanno a vedere il bambino, senza chiedersi se siano buoni o cattivi, se siano fidati o non affidabili, è un grande atto di amore. Le uniche parole che risuonano sono proprio quelle di questi uomini rozzi e senza legge, impuri e persino impossibilitati ad entrare nel tempio alla presenza di Dio. Qui, a Betlemme invece, essi vengono accolti e ascoltati nel vero e nuovo tempio, non importa se ha l’odore di una stalla: Maria coglie dalle loro parole la bellezza e lo stupore degli interventi del Dio dell’alleanza e della pace.
“È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani”, dice l’apostolo. La salvezza non è qualcosa di intimistico, chiuso dentro il cuore, dove deve rimanere invisibile e impercettibile agli altri. La salvezza ci cambia. Il Bambino ci cambia, Gesù cambia molte cose dentro di noi e sostituisce anche molte nostre abitudini. Dopo averlo incontrato siamo diversi da prima. Si vede subito se uno lo ha incontrato oppure si è soltanto illuso di essersi avvicinato a lui. Chi ha davvero visto e accarezzato quel Bambino rinnega i desideri mondani. Egli vive nel mondo in modo diverso da prima: cambiano i suoi desideri, e i desideri trascinano le decisioni e le azioni. Ti accorgi subito se hai incontrato il Bambino: non ti preoccupa più la tua bella figura e nemmeno il godere tutti i piaceri della gola e della sessualità e delle ambizioni orgogliose. Se hai incontrato il Bambino inoltre riesci a parlare di lui, come quei rozzi pastori, benché tu non ritenga di essere rozzo. Se hai incontrato il Bambino sei diventato capace di ascoltare il fratello, e desideroso di vedere non la tua, ma la sua gioia. Infatti “egli ha dato se stesso per noi”: e così tu offri te stesso per la vera gioia del fratello.
E poi, farai anche tu eco alle parole degli angeli? Quanti le attendono! Quante persone attendono che tu oggi dica loro, con le parole o col sorriso, con il porgere la mano o con una tua visita pacifica, con un consiglio o qualche gesto eloquente tu dica che ora i tuoi desideri sono cambiati, che una nuova luce risplende, che un amore nuovo è entrato nel tuo cuore. Dirai che hai visto Dio, perché hai incontrato il suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo!
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